Il presepio di Mezzaratta
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La raffigurazione del Presepio negli affreschi della chiesa di Mezzaratta occupa un ruolo fondamentale tra le opere di Vitale:
“Quando l’arte di Vitale esplode nell’impareggiabile ‘Presepio’ di Mezzaratta, Giotto è scomparso da una decina d’anni, Simone Martini è appena morto. Pur diversamente orientate le loro inclinazioni, essi hanno lasciato l’eredità di un equilibrio perfetto fra vita e arte ed è a questo equilibrio che Vitale reagisce, anzi si ribella con un’intensità di sensi e di fantasia che non sarebbe facile definire, nel senso etimologico del temine, altrimenti che ‘anarchica’”.
“Niente più del ‘Presepio’ di Mezzaratta può dare l'idea della complessità della pittura di Vitale” continua Arcangeli, a partire dal soggetto, che già Roberto Longhi aveva definito più che una Natività "un concerto e danza di angeli attorno al Presepio".
“Se pensate ai Presepi di Giotto o giotteschi di Padova e di Assisi, sarà chiaro come in confronto alla salda armonia di quei rapporti, alla premeditata collocazione dei protagonisti, al regolare volo degli angeli, la novità di Vitale è quella di scatenare sull'erta collina, una tregenda, un suono, un caos, dove il 'demoniaco' della natura angelica si sprigiona incontenibile in canti, in gesti, in svincoli fra i più incredibili e dissociati che si possano pensare”.
Tutto questo si ritrova nel dettaglio dell’Angelo, in basso a destra, che fa da tramite tra la scena sacra e i pastori: è questo un particolare che “mostra la folle invenzione di movimento spesso presente in Vitale. Importa appena notare che l’angelo è assurdamente distorto (ma con che incredibile energia fantastica!) fra due movimenti – l’indicazione della capanna e l’invito a un pastore genuflesso – così dissociati da parere appartenenti a due esseri diversi; e che alla grande falcata gotica che va dal piede sinistro dell’angelo fino al suo capo, si oppone repentino, nella sincope di ritmo così frequente in Vitale, il moto rettilineo o squadrato della gamba e del braccio destro”.
Arcangeli sottolinea come “unica in questo capolavoro non solo nel contesto italiano ma in quelli europeo, è la potenza dall'entusiasmo, la subitaneità
dell'azione, l'irrefrenabile animismo di ogni atteggiamento, di ogni moto”.
L’arte di Vitale è “più oltremontana che italica, più europea che mediterranea”. Basta
“veder più a dentro nel caos apparente del grande coro angelico di Mezzaratta, per
scorgere, a un’osservazione più attenta, profilarsi dal basso su su fino al culmine
della capanna l’andamento gremito, ma fluente di un timpano scolpito di cattedrale
d’oltralpe; come intorno alla destra e alla sinistra in alto, scoprirete che gli angeli
avvolgono in se stessi i loro gesti eleganti o repentini secondo il ruotare di un
rosone. Questa è appunto una delle caratteristiche di Vitale, di trascinare alla fine in
una grande ondata di vita, in un grande ‘raptus’ di ispirazione, particolari che a prima
vista sembran chiamare del tutto a sé la nostra attenzione. Questi fatti e il consonare
della sua idea della vita con molti aspetti dell’arte del Nord, segnatamente quella
tedesca, staccano la persona artistica di Vitale entro un significato europeo”.
Mentre il riquadro attiguo al Presepio, in basso a sinistra, con la scena del Sogno
della Vergine “è un esempio insigne della polarità nell’opera di Vitale” tra la soavità
e “la fantasia d’azione più selvaggia”.
