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Guercino, San Giovanni Evangelista, 1653 circa

    San Giovanni Evangelista, il più giovane discepolo di Gesù, viene raffigurato di profilo con in mano un calice da cui esce un serpente. L’immagine evoca un episodio leggendario della vita del santo: gli venne offerto da bere un calice di vino avvelenato, ma San Giovanni benedisse la coppa così che da questa uscì il veleno tramutato in serpente.
    La luce soffusa proveniente da destra rischiara un’ambientazione spoglia e buia, creando una atmosfera intima e introspettiva che esalta i lineamenti aggraziati del giovane apostolo assorto in meditazione e crea suggestivi riflessi sul calice dorato.
    Il dipinto, reso noto nel 1998 quando comparve sul mercato antiquario, fu riconosciuto dagli studiosi come un’opera autografa di Guercino, appartenente alla fase tarda della sua attività, agli inizi degli anni Cinquanta del Seicento. È forse da identificare con un “San Giovanni” eseguito per Giuseppe Maria Galeppini, un artista forlivese entrato in contatto col Guercino attraverso Bartolomeo Gennari, di cui fu allievo.

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