sala 23

Annunciazione

1584

    “E' nelle sue opere giovanili che Ludovico Carracci dichiara la sua visione del mondo più schietta, il suo sentimento forse più tranquillo e vero, la calma della sua visione luministica. La vita è lì, davanti a noi nella sua presenza anonima, modesta e il tempo sembra passare lento su un’onda di giorni uguali. Sentimento religioso e vita tranquilla coincidono.  

    Nella quieta stanza dell’’Annunciazione’ di san Giorgio non sembrano passare gli stessi anni che han portato alla notte di san Bartolomeo, non pare scorrere lo stesso tempo che vede i sogni cupi e ambiziosi di Filippo II, per la sua ‘invincibile armata’. È ben giusto per opere come queste, dove un sentimento borghese nella sua più profonda umanità si apre alla comprensione di tutti, parlare, anziché di Controriforma di ‘riforma cattolica’. La pittura è altrettanto sobria della vita che esprime: una tavolozza profonda di ombre brune con pochi lilla, rosati, bianchi, ridotta dal prevalere del battito luminoso; una condotta di pennello semplice, viva, anche se per niente ostentata” … 

     “La composizione ha una semplicità arcaica entro un telaio prospettico quasi neoquattrocentesco, ma questo non è che il supporto per una calma eppur studiata sperimentazione luministica, a tre sorgenti: una luce principale che investe i protagonisti dal primo piano, la luce della colomba e quella che entra di striscio da una porta laterale. Niente a che fare col luminismo spettacolare dell’ancora operante Tintoretto, qualche cosa a che fare col luminismo, di lì a poco a venire del Caravaggio. È come un tranquillo preannunzio delle ricerche di ‘verità’, umana e d’ambiente, del ‘600; e a questa verità s’accorda anche la tavolozza, ridotta a un profondo timbro quasi monocromo, d’una severità, per così dire ‘spagnola’”. 

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